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Cortona

Cortona: una città ricca di storia e di passato ma attenta al presente e sempre aperta al mondo

La tradizione indica Cortona come “mamma di Troia e nonna di Roma”; prende spunto dal cortonese Dardano, figlio del re Corito, il quale da qui partì alla volta della Troade; là i suoi discendenti fondarono la città di Troia finché, dopo la guerra decennale narrata da Omero, Enea (a sua volta discendente di Dardano), tornato profugo nella patria originaria, fondò Roma. Questo a dimostrare la notevole antichità della città toscana. Ma anche senza dare credito al mito, la storia e l’archeologia confermano l’importanza che Cortona ebbe in epoca etrusca, quando era una delle dodici lucumonie più importanti dell’Etruria propria. Imponenti tracce di questo periodo ancora sono visibili in città e sul territorio: ricordiamo i monumentali tumuli del Sodo e di Camucia del VII secolo a.C., la cinta muraria del IV secolo a.C., le tanelle Angori e di Pitagora del II secolo a.C. Lungo le mura etrusche di Cortona, riconoscibili per le imponenti dimensioni e per la particolare tecnica di messa in opera delle pietre, si aprono due porte urbane che hanno mantenuto più evidente l’impronta etrusca: la monumentale porta bifora a doppio fornice al termine di Via Ghibellina e Porta Montanina sulla parte alta della città.

Epoca Romana

Poco si sa di Cortona in epoca romana. Dopo un lento quanto inesorabile processo di romanizzazione, sappiamo che diviene municipium romano e che mantiene una sostanziale autonomia anche durante l’età imperiale. Anche dal punto di vista urbanistico resta ben poco: si può intuire, forse, la strutturazione di decumano maggiore e cardo maggiore della romana Corito nell’impianto via Nazionale-via Roma e Via Guelfa-Via Benedetti-Via Dardano. All’incrocio di queste due direttrici, nell’area tra le attuali Piazza della Repubblica e piazza del Duomo, era presumibilmente il foro con i suoi palazzi, di cui purtroppo non resta nulla se non un complesso sistema di pozzi e cisterne. Ben più cospicue le testimonianze sul territorio, dal quale arrivano tracce di centuriazioni e resti, spesso imponenti, di villae rusticae romane: è il caso ad esempio della villa della Tufa ad Ossaia.

Dal XII° secolo ai Giorni Nostri

Dell’epoca tardo romana e dell’alto medioevo assai poche sono le testimonianze evidenti; Cortona riappare invece con evidenza a partire dalla fine del XII secolo quando le fonti la delineano come libero Comune, con proprie leggi e una propria zecca: resta traccia del primo statuto di Cortona, datato al 1250, che dimostra una grande apertura intellettuale ed una notevole vivacità per questo che comunque era un piccolo centro in mezzo a grandi potentati. Tutta la storia della città di questo periodo è infatti scritta all’insegna delle lotte delle guerre: guerre per restare indipendente e libera dai tentativi di sottomissione da parte delle vicine Arezzo, Firenze e Perugia (unica eccezione di Siena, con la quale fu sempre alleata) e lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini. In particolare è con la guelfa Arezzo che si concentrano gli scontri: alla metà del XIII secolo Cortona, dove prevalevano i Ghibellini, viene messa sotto assedio delle truppe del vescovo di Arezzo che nel 1358 riescono ad occupare la città. Cortona fu devastata e saccheggiata e tutti i maggiorenti ghibellini vennero esiliati e condannati a morte in contumacia. I fuoriusciti, dopo la battaglia di Montaperti del 1260, riuscirono con l’aiuto dei fedeli senesi a riconquistare la città nel 1261, il 25 aprile e da quel giorno Cortona festeggia la sua liberazione da Arezzo rendendo San Marco uno dei santi patroni della città. Uguccio Casali, grazie all’importanza e al potere acquisito in questa vicenda fu di fatto iniziatore di quella che qualche decennio più tardi sarebbe diventata la piccola signoria locale dei Casali, ufficializzata nel 1325 quando Ranieri casali viene investito dall’imperatore del titolo di dominus; in tale occasione venne approvato il nuovo statuto e contemporaneamente il Papa Giovanni XXII riconobbe a Cortona sede vescovile ed eresse a cattedrale la Chiesa extra urbana di San Vincenzo.

La vicinanza con la città di Siena fa sì che in questo periodo gli artisti che operano in città siano soprattutto di provenienza senese, come ad esempio i fratelli Lorenzetti, a cui fu affidato di affrescare interamente la chiesa di Santa Margherita e che molte opere lasciarono in città. Il periodo della Signoria dei Casali è caratterizzato da una notevole vivacità non solo politica ma anche intellettuale e spirituale: fin dal 1211 San Francesco aveva dimorato nel luogo aspro ed impervio che poi sarebbe diventato il convento delle celle e lì aveva avviato una fiorente comunità di fraticelli; nel 1272 arriva a Cortona Margherita da Laviano, colei che solo pochi anni dopo sarebbe stata indicata come Santa Margherita nota dalle fonti anche come amica e consigliera proprio Uguccio Casali; a Cortona tra il XIII e il XIV secolo viene redatto uno straordinario corpus di canti confessionali conservato nel codice 91 della Biblioteca comunale e dell’Accademia etrusca, il Laudario di Cortona… tanto per fare degli esempi. Forse questo clima di così alta spiritualità, oltre a dare il via a numerose conversioni, facilitò anche il fatto che la città fosse scelta assai precocemente dagli “emergenti” ordini mendicanti (Francescani, Domenicani, Agostiniani e Servi di Maria) quale sede per le proprie chiese e i propri conventi: il convento di San Domenico è uno dei più antichi istituiti in Toscana, la chiesa di San Francesco è la seconda chiesa francescana mai eretta. In questo senso si può dire che la presenza degli ordini mendicanti abbia contribuito in maniera determinante non solo al risveglio culturale, morale e politico ma anche al riassetto urbanistico della città, che si trasforma intorno ai conventi ed alle chiese che vengono eretti tra XIII e XV secolo (e di cui il complesso di Sant’Agostino è un esempio eminente).

Nel 1409 le truppe del re di Napoli Ladislao si trovavano a passare per la Val di Chiana; i cittadini cortonesi, esasperati dall’ultimo Casali, gli offrirono le chiavi della città, il re la accettò e poi la vendette alla Repubblica Fiorentina: ciò significò per Cortona la fine dell’indipendenza e il completo assoggettamento alla Repubblica di Firenze prima e al Granducato di Toscana poi, di cui da qui in poi seguirà le sorti fino all’unità d’Italia, in un sostanziale lungo periodo di calma, pace e prosperità. Cambiato l’assetto politico, tra il Quattrocento ed il Seicento cambiano anche gli artisti che lavorano a Cortona, tutti vicini a Firenze: ricordiamo il Beato Angelico, che negli anni ‘30 del 1400 soggiornò nel convento cortonese di San Domenico e regalò a quella chiesa due capolavori oggi conservati nel museo diocesano (l’Annunciazione e il Trittico) ma anche Bartolomeo della gatta Giorgio Vasari Alessandro allora Andrea comodi Baccio Ciarpi, oltre ai famosissimi cortonesi Luca Signorelli e Pietro Berrettini, le opere dei quali si trovano copiose nelle chiese e nei musei cittadini.

Tra Sei e Settecento vengono istituite varie accademie di cultura tra cui si distinse l’Accademia Etrusca (ancora oggi esistente) la quale, per il suo spirito illuminista e per la sua apertura europea, divenne ben presto nota in tutti gli ambienti intellettuali più prestigiosi d’Italia e d’Europa, riconosciuta come la madre della moderna Etruscologia. Alla fine del XVIII secolo il Granduca Pietro Leopoldo promosse le bonifiche della Val di Chiana, contribuendo così a recuperare un largo territorio alle coltivazioni e a migliorare notevolmente la salubrità dell’intera area. Nel periodo che va dalla prima metà del ‘700 fino alla metà dell’800, nel corso del processo di bonifica e poi di sfruttamento agricolo della Val di Chiana, si sviluppa la tipologia della villa leopoldina, una tipologia di casa colonica dalle precise caratteristiche architettoniche: edificio a blocco isolato, tetto a padiglione, portico, loggia e colombaia, con rustico al piano terreno a abitazione al primo. Furono organizzate in circa dodici Fattorie Granducali (di cui tre in territorio cortonese: Montecchio, Creti, Chianacce) ed 260 “Leopoldine” che sorsero in mezzo ai poderi bonificati.

Dunque Cortona segue la storia del Granducato di Toscano fino all’unità d’Italia. Dal punto di vista urbanistico, le ultime importanti trasformazioni urbanistiche, quelle che hanno poi dato alla città il suo aspetto attuale, avvengono tutte nel secolo XIX quando si interviene sia nel cuore cittadino, con l’edificazione del teatro in Piazza Signorelli, sia nel circuito perimetrale delle mura urbane, con la realizzazione del viale Cesare Battisti, della passeggiata pubblica del Parterre e del monumentale Cimitero della Misericordia per finire con la completa riedificazione del santuario di Santa Margherita, sulla sommità della collina. Tra gli artisti cortonesi del XX secolo ricordiamo Gino Severini, pittore eclettico ed assai famoso: egli ha lasciato per testamento una cospicua collezione di opere alla sua città, un corpus importante oggi esposto all’interno del MAEC – Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona.

Insomma una città ricca di storia e di passato ma attenta al presente e sempre aperta al mondo: negli ultimi decenni sono numerose le scuole e le università internazionali che scelgono Cortona come sede distaccata così come artisti nazionali ed internazionali che ne apprezzano lo spirito di grande apertura intellettuale e la straordinaria qualità della vita.

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